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Sport e diabete

La storia dello sport

Dove sta andando lo sport del XXI secolo? La partecipazione delle persone rispetto all’attività fisica nel corso degli anni è sempre la stessa? E in particolare cosa ne pensano i giovani dello sport e delle attività fisico-motorie e quali sono i loro atteggiamenti?
Lo sport agonistico (inteso nella sua forma di scontro pacifico senza uso di sostanze o mezzi capaci di alterarne il risultato finale ma nella forma di spettacolo utile ai fini educativi per i giovani) con i suoi molteplici connotati (sollecitazione a ricercare il miglior risultato, confronto con l’altro, impegno intellettivo, sviluppo armonico del fisico, socializzazione, educazione alla lealtà) è presente da molto tempo, al punto che già nell’epoca preistorica ci sono i primi ritrovamenti di esempi di arte rupestre raffiguranti cerimonie rituali con attività fisica (uomini che tirano l’arco, nuotano) oppure la pratica nel mondo egizio al tempo dei faraoni di molte attività sportive (lotta, giochi con palla, nuoto, pugilato, pesca, canottaggio, atletica, ginnastica), fino ai ritrovamenti di pratiche di attività sportive (corsa, lancio del giavellotto e del disco, salto in lungo, pugilato, pentathlon, caccia) nell’antica Grecia patria delle Olimpiadi, in cui oltre alla celebrazione dell’evento sportivo (in origine soprattutto religiosa in onore di Zeus nella città di Olimpia) si assiste all’esaltazione dell’eccellenza individuale. Nella stessa Roma antica, con i combattimenti tra i gladiatori nel Colosseo, si elogia la competizione fisica a cui si associa anche il culto del benessere fisico molto curato anche sotto il profilo estetico. Solo verso la metà del XIX secolo si avverte la necessità di considerare la pratica dell’educazione fisica come strumento per il miglioramento psico-fisico dei giovani (denominata ginnastica educativa) al punto che in seguito alla legge De Sanctis del 1878 si ribadisce l’obbligatorietà del suo insegnamento in tutte le scuole italiane. Tuttavia fino ai primi anni del Novecento lo sport in Italia rimane un fenomeno piuttosto limitato, affermatosi in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, senza divenire un fenomeno di costume al punto da essere circo- scritto ad una pratica d’elite per lo più borghese. Infatti in tal periodo si assiste alla mutazione del concetto della ginnastica in favore del moderno concetto di sport grazie alla diffusione della pratica del ciclismo (Tour de France nel 1903 e Giro d’Italia nel 1909) e della nascita della FASCI (Federazione associazioni sportive cattoliche italiane) che implica uno spostamento verso sud del baricentro dell’attività sportiva con una maggiore capillarizzazione sul territorio nazionale; tuttavia pur sorgendo nel 1927, a seguito della nascita del Coni e delle Federazioni sportive, il sistema sportivo in Italia viene rivisto in senso democratico solo dopo la caduta del fascismo. Durante il fascismo, inoltre, è importante anche il ruolo della donna nello sport, in quanto si diffonde la convinzione che l’attività sportiva la renda sana e forte e quindi in grado di dare alla patria figli sani e forti; viceversa nel periodo precedente il fascismo si è convinti dell’inadeguatezza fisiologica della donna alla pratica sportiva per conservatorismo e miopia culturale.


L’inaugurazione grandiosa dei Giochi Olimpici di Roma 1960 e la capillare diretta televisiva (novità assoluta nella storia dei giochi) riesce ad accattivare il pubblico, facendo penetrare l’evento nelle case degli italiani. Si creano veri e propri miti intorno ad alcuni atleti, come il velocista Livio Berruti vincitore nei 200 metri, e ai successi riscossi nel ciclismo e nella scherma.
Agli inizi degli anni ‘60 la pratica sportiva non investe neanche il 3% della popolazione (indagine ISTAT 1959: 2,6% degli italiani svolge un’attività sportiva, di cui il 90% di sesso maschile); dati recenti ISTAT (2000) vedono invece impegnato in attività sportive il 20% della popolazione complessiva oltre i 6 anni e quasi il 45% di quella giovanile fino ai 19 anni. Così fino agli anni ‘70-’80 si osserva una partecipazione più contenuta alla pratica sportiva e più massiccia agli eventi sportivi proprio per le caratteristiche di una società contraddistinta per lo più da una cultura agropastorale e da un incipiente industrialismo, dove il bisogno di moto (che implica la diffusione di sport) è soddisfatto da un “vivere” motorio ben equilibrato e diffuso nella routine quotidiana (lavori domestici manuali, recarsi a scuola o a lavoro a piedi, ritrovarsi nel tempo libero negli spazi vitali della città, salire e scendere scale a piedi) e le stesse abitudini alimentari rispecchiano le condizioni di vita frugali con assunzioni limitate in termini calorici (giornata lavorativa ad orari spezzati con rientro a casa per il pasto). Viceversa l’attuale costume sportivo è ben consolidato nella società moderna, sia in termini di affluenza agli spettacoli sportivi che di pratica diretta (sport di massa) proprio per contrastare i ritmi incalzanti della vita produttiva (necessità di accelerare le comunicazioni, incrementare l’aspetto produttivo, ma anche accorciare gli spazi con conseguente diminuzione di spesa energetica) e di relazione (forme di comunicazione a distanza), ma anche la sedentarietà (passaggio diretto dall’automobile alla scrivania davanti al computer, ai teleschermi della tv, il principe degli elettrodomestici; recarsi a scuola con l’autobus o a lavoro con l’auto; ritrovarsi nel tempo libero nei centri commerciali o nelle discoteche; utilizzo di elettrodomestici e di ascensori, ecc.) e gli stessi nuovi modi di nutrizione (pasti veloci ai fast food, assunzioni di cibi ipercalorici ma poco sazianti: crackers, merendine, bevande gassate, ecc.). Di fronte al cambiamento e all’evoluzione della società (dell’immagine e dell’informatica) l’avvicinamento allo sport non avviene più solo per agonismo e competizione, proprio perché diventano primari altri motivi come l’occupazione del tempo libero, il divertimento, la socializzazione e il benessere psicofisico (fitness); pertanto l’attività sportiva diviene principalmente un momento di svago che consente all’individuo di reagire allo stress (scarico di pulsioni) e al disquilibrio psico-fisico indotto dalla società moderna, un importante strumento di socializzazione e di formazione (con una forte valenza educativa) che si svolge soprattutto in forme organizzate (si riducono notevolmente le forme spontanee).

L’associazionismo sportivo rappresenta il modo privilegiato di aggregazione dei giovani italiani e in linea con la nuova concezione di attività sportiva esistente (il corpo inteso anche come strumento di dialogo e di interazione con gli altri) si assiste con maggior fervore alla diffusione di attività motorie non federali né olimpiche (trekking, jogging, scalate, pilates, kinesis, ecc.) che animano la vita quotidiana di un numero sempre più crescente di persone.

Sport e salute

La spiccata urbanizzazione e diffusione sia dei mezzi di trasporto che degli elettrodomestici se da un lato ci ha portato all’incremento della speranza di vita, al punto che nel nostro Paese si contano sempre più numerosi i centenari, dall’altro ha contribuito, insieme a un inadeguato apporto calorico (sia in termini di quantità che di qualità), alla creazione di uno stile di vita squilibrato che diminuisce i momenti di attività fisica.
Un numero sempre crescente di persone conduce una vita sedentaria, che costituisce una condizione predisponente insieme a una cattiva alimentazione di importanti patologie: diabete di tipo 2 non insulino-dipendente, problemi cardiocircolatori (infarto, ictus, insufficienza cardiaca), sovrappeso e obesità, osteoporosi e/o artrite, ipertensione arteriosa, aumento dei livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, alcune forme di tumori (mammella, colon, retto). Tuttavia ciò che più di tutto allarma non è solo il notevole numero di persone inconsapevoli di essere diabetiche, quanto piuttosto il preoccupante incremento repentino di bambini in sovrappeso che si muove sempre di meno, come dimostrato recentemente dall’indagine “Okkio alla Salute” dove, su 45.590 bambini di 3° elementare in 18 regioni italiane, solo 1/10 pratica attività fisica in modo adeguato alla sua età, il 12,3% è obeso e il 23,6% in sovrappeso, al punto che l’Italia presenta il tasso di obesità infantile più elevato in Europa.
L’attività motorio-sportiva, pertanto, praticata in maniera regolare e ad intensità moderata, rappresenta un imponente fattore protettivo per le malattie cardiovascolari e il diabete, sia in termini di mortalità che di morbilità (incidenza di nuovi casi). Inoltre può assumere un ruolo determinante sia come canale di sfogo della naturale esuberanza, sia come veicolo di educazione generale e formazione che abitua all’impegno e al confronto, sviluppando sia la consapevolezza del lavoro di gruppo che la solidarietà e la tolleranza, oltre a condizionare il benessere fisico fino all’età adulta.
Lo stesso Ministero della Salute, nell’ambito del programma “Guadagnare salute”, un’iniziativa intersettoriale (prevede il coinvolgimento dei vari ministeri), promuove delle strategie e ipotesi di intervento, mediante progetti specifici, per rendere più facile il muoversi e il fare attività fisica e quindi per
indurre alcuni cambiamenti di opinioni e di comportamenti quotidiani (attraverso un’idonea campagna informativa) in grado di contrastare l’insorgenza di patologie croniche facendo guadagnare “anni di vita in salute” ai cittadini. Ecco nel dettaglio alcuni punti salienti del programma: Alcuni piccoli e semplici consigli pratici per rimediare ai danni causati
dall’inattività fisica: •evitare di stare a lungo seduti o troppo in piedi fermi in uno spazio limitato e senza cambiare posizione; •alzarsi e muoversi spesso, fare anche piccole camminate all’interno dell’ufficio o delle mura domestiche; •evitare di stare seduti con le gambe accavallate e di indossare biancheria o indumenti che stringano all’inguine; •distendere e roteare ipiedi e le caviglie o contrarre i polpacci in modo che la pompa muscolare faccia circolare il sangue; •salire e scendere le scale a piedi per raggiungere la destinazione; •bere acqua per mantenere l’organismo idratato.
Vantaggi e limiti dell’attività motorio-sportiva nelle diverse età della vita La regolare attività fisica può accrescere e mantenere la salute delle ossa e dei muscoli e ridurre il declino prodotto dall’avanzare dell’età; produce benefici psico-sociali: incremento della capacità di socializzazione nei bambini, percezione positiva della propria immagine nella donna e accrescimento di autostima nei ragazzi e negli adulti. In particolare negli anziani contribuisce a mantenere l’elasticità e la forza, ma anche l’autonomia, riducendo il rischio di cadute e fratture. I principali effetti benefici dell’attività motorio-sportiva agiscono su cinque aree di intervento:

  1. protezione ed efficienza cardiovascolare e respiratoria: aumento della funzionalità del cuore (riduzione della frequenza cardiaca a riposo, diminuzione degli atti respiratori e della frequenza cardiaca dopo lo sforzo fisico, facilitato ritorno venoso, maggiore elasticità dei vasi sanguigni e irrorazione in periferia, ecc.), diminuzione della pressione arteriosa (per ridotte resistenze in periferia), aumento del colesterolo “buono” HDL;
  2. controllo del peso corporeo: aumento della massa magra (metabolicamente attiva) e riduzione della massa grassa, maggior consumo (ossidazione) dei trigliceridi contenuti nelle cellule grasse (adipociti) con conseguente calo ponderale;
  3. efficienza dell’apparato muscolo-scheletrico: corretta postura, migliore mobilità articolare, coordinazione, equilibrio e percezione del sé, maggiore trofismo (stato di nutrizione) e forza muscolare (ottimo rimedio contro la “sarcopenia” senile), maggiore elasticità e potenza dei legamenti
    articolari, conservazione della massa ossea;
  4. sistema endocrino-metabolico mediante stimolazione e regolazione degli ormoni: stimolazione dell’ormone della crescita, rilascio di endorfine (sostanze positive), controllo della glicemia, miglioramento del metabolismo energetico, controllo del livello dei grassi nel sangue;
  5. sfera psichica: aumento della forza di volontà e dell’autostima, controllo dello stress e miglioramento della resistenza alla fatica (buona adattabilità e capacità di socializzazione), miglioramento della qualità del sonno. A ciò si associano il divertimento e il piacere (coinvolgimento emotivo) che portano il soggetto in uno stato di benessere generale.
    Ai fini della salute non tutti gli sport sono equivalenti, in quanto mostrano una diversa efficacia nelle varie aree di intervento; in linea di massima le attività sportive che meglio preservano la nostra salute sono il ciclismo, la corsa prolungata, il nuoto (fondo) e lo sci di fondo, altresì attività non propriamente “sportive” come le lunghe passeggiate e il trekking sono da considerarsi salutari.
    Tre i parametri fondamentali a determinarne i benefici:
    – la durata: una breve attività sportiva non consente all’organismo di mettere in atto gli adattamenti positivi, per cui 10-20 minuti al giorno sono insufficienti mentre con 3-4 ore alla settimana si possono ottenere risultati significativi (secondo lo studio di Harvard con 6-8 ore di attività alla settimana si hanno i massimi effetti);
    – l’intensità: è un parametro fondamentale soprattutto per la stimolazione dell’ormone della crescita o per l’efficienza muscolare. Bassi livelli di intensità possono portare il soggetto a una riduzione progressiva dell’attività con conseguenti difficoltà sulla durata, per cui si consiglia di agire prima sul volume (quantità di esercizi eseguiti in termini di ripetizioni e di serie) e poi sull’intensità del carico in modo da ottenere significativi miglioramenti del carico interno (ad esempio: riduzione della frequenza cardiaca a riposo).
    – la regolarità: solo se si è allenati (attività fisico-sportiva continua, programmata e strutturata) si possono ottenere i molteplici effetti benefici; anzi un’attività sportiva saltuaria, disordinata ed esagerata può creare delle condizioni spiacevoli e anche piuttosto serie (fonte di infortuni e complicanze anche gravi).
    Così tutte le capacità motorie possono essere sviluppate senza pericolo purché si seguano sempre i criteri di progressività, gradualità e simmetria di lavoro muscolare. Il principale obiettivo dell’attività sportiva nell’età evolutiva consiste nello sviluppo armonico generale del fisico, in un contesto di educazione e formazione della personalità. Invece nell’età adulta, tenendo presente la progressiva riduzione ed efficienza delle funzioni fisiologiche generali a partire dai 30 anni in poi (abbassamento del metabolismo basale o consumo a riposo, tendenza all’accumulo del grasso sottocutaneo, indurimento delle arterie con aumento della pressione arteriosa e del sovraccarico del cuore, perdita di elasticità dei polmoni, muscolatura meno forte ed elastica, assottigliamento delle cartilagini articolari con perdita di massa ossea), un’attività fisica ben programmata può contenere l’aggressione del tempo sia sul fisico che sulla mente.
  6. Ciò nonostante, se l’attività fisica viene condotta sporadicamente e senza criterio può indurre possibili rischi: morte improvvisa per patologie al miocardio o malformazioni cardiache e circolatorie (nei giovani) o per malattie alle coronarie (negli adulti anziani); dispnea da sforzo (asma, malfunzionamento del ventricolo sinistro, ecc.); colpi di calore; patologie da raffreddamento (angina, crisi ipertensive, broncospasmo negli asmatici); artrosi, astenia da sforzo dopo riposo, dolore muscolare. Tuttavia gli effetti collaterali dell’attività sportiva risultano essere di gran lunga inferiori ai danni prodotti dalla sedentarietà.
    L’attività motorio-sportiva, pertanto, se praticata con i dovuti modi e sotto la supervisione di un esperto del movimento (laureato in Scienze Motorie), può essere considerata un valido investimento sulla salute futura, a prescindere dall’età.

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