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“Start Chart”

una carta stellare che ci aiuta a scoprire la bellezza della vita.

 

Mi chiamo Danilo Bufalo, ho 21 anni abito a Gallena un piccolo paesino del comune di Stazzema e da ben diciassette anni sono anche diabetico. Sono un ragazzo come tanti altri, con una grande passione per la bicicletta e la natura e con il sogno di poter fare di queste due cose, una professione.

Cosa ricordi quando hai avuto l’esordio del diabete?
Ricordo ben poco, avevo solo 4 anni quando mi è stato diagnosticato. A parte qualche immagine confusa non ho molti ricordi, ma posso dire con sicurezza che sin da subito ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha aiutato ad affrontarlo come un’avventura e non come una condanna, e di farne una marcia in più.
Come hai iniziato ad andare in bici?
Possiamo dire che la bici ha sempre fatto parte della mia vita, fin da piccolo avevo cugini ed amici che pedalavano a livello agonistico, così all’età di 9 anni mi sono deciso di provare il ciclismo su strada, che ho praticato per diversi anni.
Questa passione è diventata ancora più forte dal momento in cui ho avuto l’onore di conoscere Mauro Talini, un ragazzo diabetico che compieva tour in giro per il mondo in solitaria, per dimostrare che il diabete non era un limite.
Lui è diventato per me, sin da subito, un esempio e un grande punto di riferimento e si è venuto a creare un legame così forte e profondo da considerarlo un membro stesso della mia famiglia.

Come mai hai scelto MTB?
Dopo aver smesso di praticare ciclismo su strada, c’è stato un lungo periodo in cui con i miei genitori avevamo preso l’abitudine di organizzare escursioni su tutte le cime del nostro territorio, quindi la mountain bike è stata come una rinascita, è stata la possibilità di far incontrare le mie due più grandi passioni: il ciclismo e le montagne.

Ma tu pratichi downhill ed enduro. Quali sono le differenze?
La differenza sostanziale tra le due è che nel downhill si sfruttano seggiovie o furgoni per poi affrontare esclusivamente le discese, mentre nell’enduro devono essere anche affrontati i trasferimenti in piano e in salita tra una discesa e l’altra.

Quando fai queste “discese” cosa provi?
Le sensazioni che si provano durante queste discese o comunque durante un escursione in bici sono sensazioni di libertà, di star bene con se stessi e con l’ambiente che ci circonda.
E’ uno sport che ti insegna a dare sempre il meglio di te, a migliorarti e ad avere un profondo rispetto verso gli altri e verso la natura.

Non hai paura?
Avere paura fa parte del gioco. E’ proprio questa a spronarti a migliorare, ad affrontare passaggi in maniera più sicura e ad acquistare più sicurezza in se stessi.
Quanto nella tua vita ha inciso incontrare e conoscere Mauro Talini?
Come ho già detto, incontrare Mauro mi ha segnato profondamente.
Quando l’ho conosciuto ero solo un bambino, ed è stato grazie a lui che ho avuto la certezza di poter fare qualsiasi cosa nella vita anche essendo diabetico.
E’ stato un grande esempio per me, come diabetico, come uomo e soprattutto come amico.

Quali messaggi di speranza, ti piacerebbe riuscire a portare anche tu?
Un grande traguardo potrebbe essere quello di poter essere per altri bambini e altri ragazzi ciò che Mauro è stato per me, perché per un bambino non c’è niente di più educativo che un buon esempio e un buon amico.
Hai qualche sogno nel “cassetto”?
Il mio sogno è quello di riuscire a costruirmi un identità professionale che mi permetta di far combaciare la passione per la bicicletta, per la ciclo meccanica e per la natura.
In poche parole, quello di riuscire a fare delle mie due grandi passioni il mio “pane per vivere”.
Nel mio piccolo sto cercando di applicarmi il più possibile, seguendo corsi e prendendo attestati sia a livello meccanico che a livello escursionistico, con la speranza che tutte queste cose possano diventare tasselli che mi portino, pian piano, a realizzare questo mio sogno.

Se tu dovessi dare un consiglio ad un giovane per dirgli la bellezza della vita. Cosa gli suggeriresti?
Gli suggerirei di mettersi su una bicicletta, andare in un bosco e cominciare a pedalare, per godersi a pieno la libertà e tutto ciò che l’ambiente e la natura ha da comunicargli e regalargli.
Danilo Bufalo, dall’anno 2013 partecipa al premio Giuseppe Nardini e, nello stesso anno, il 13 maggio, Mauro Talini, in Messico, è stato investito da un camion mentre stava compiendo l’impresa dal “Sud al Nord del mondo” – Usuhaia (Argentina) Prudhoy Bay (Alaska). Coincidenza, caso? Non credo al caso, ma credo che siano segni che indicano, che quando una persona è “speciale” perché ha trovato la “sua stella”, la sua testimonianza diventa un modello e un esempio per tante altre persone che, a loro volta, si mettono in cammino per trovare la “propria stella”. E, se qualcuno è riuscito in quest’impresa anche noi possiamo farlo!

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